Il giardiniere improvvisato.

Oggi è capitata una cosa curiosa in un nostro giardino storico.

I nostri ragazzi erano impegnati in una manutenzione di quelle dove servono gli “attributi”. Era il terzo giorno di lavoro ed erano molto attenti ad operare con le migliori tecniche apprese nei tempi dedicati alla loro formazione, nel corso degli anni. Tra le varie cose da fare,  in quel giardino ci sono alberi che vanno trattati con i guanti di velluto, tra i quali: un Liriodendron potato in arrampicata con la tecnica del ramo di ritorno, due Ippocastani potati allo stesso modo, un cedro enorme al quale è stata fatta una rimonda del secco, una sughera anch’essa potata a regola d’arte con i ritorni dovuti.  Poi, due tigli, due Metasequoia , una magnolia, dei meli da fiore e altre alberature potate a testa di salice. Su quest’ultimi alberi, la tecnica del pollarding (appunto a testa di salice) l’abbiamo ereditata dal vecchio manutentore. Siccome vi è una piscina, ho scelto di non ricostruire l’architettura naturale degli alberi che la circondano, ma di continuare a potare a testa ma con il dovuto criterio per rendere  più sicuro il contesto un cui si trovano, senza ombreggiare troppo la stessa piscina.

Quando insegno nelle varie scuole, il fattore della diminuzione del rischio di schianto, è un argomento su cui calco molto la mano, in quanto un bravo giardiniere deve avere come priorità la sicurezza del cliente. Anche per le mie squadre, il pensiero primario deve essere sempre quello: la diminuzione del rischio di schianto. Ogni operazione è eseguita al meglio per preservare le piante dalle patologie che le renderebbero pericolose. Quindi, è logico pensare che una pianta sana è anche una pianta bella.

Dunque  dicevo: tre giorni di lavoro, al quale si aggiungerà anche il quarto per circa tremila metri di giardino dove possiamo trovare molte siepi miste e molte aiuole. Tre giorni, che senza accorgercene, eravamo sorvegliati da occhi indiscreti. Ebbene si, un “somaro” (senza offesa per il simpatico equino) ci ha curati per tutto il tempo, per poi uscire allo scoperto e suonare il campanello della mia cliente… si!!, proprio mentre i miei ragazzi stavano lavorando.

  •  Drinn
  • “Chie è?”
  • “Sono il giardiniere!”

E la signora, pensando che uno di noi avesse bisogno, si affaccia.

Le si presenta un tizio vestito a festa, sulla quarantina, che le dice che i giardini non si potano a quel modo.

  • “Vede signora, loro stanno potando gli alberi con le forbici per buttare su le ore e farle spendere di più. Gli alberi si potano con la motosega… io, in un giorno facevo tutto e lei spendeva meno.”

La cliente allibita, ringrazia e gli chiude la porta in faccia.

Adesso, ognuno è libero di promuoversi come vuole, ma sputare letame su dei professionisti, è di una bassezza unica. In più, questo “signore” ha anche offeso la cliente, cercando di farla sentire inadeguata nella scelta dei giardinieri.

Vorrei far notare al “somaro”, che quello che è in giro in un pomeriggio infrasettimanale, vestito a festa, è lo stesso che non ha un piffero da fare. I professionisti, al contrario, non hanno bisogno di buttare su le ore. Anzi, noi dobbiamo sbrigarci a finire perché la lista dei clienti che aspettano è lunga e siamo sempre in ritardo.

Fortunatamente i clienti che si fanno abbindolare dai capitozzatori dotati di motosega, sono sempre meno.

Ricordo a lor signori, che per certi casi strani, la motosega si usa per abbattere gli alberi che loro stessi hanno reso pericolosi con le pratiche assassine di capitozzo; le potature, quelle da manuale, si fanno con forbici e segaccio, con molto studio e molta esperienza.

La conoscenza, per nostra e vostra fortuna, va avanti. I regolamenti comunali del verde, sono sempre più precisi e dettagliati. E, sempre più, vengono fatti rispettare. Gli enti preposti stanno lavorando bene e fioccano multe salatissime. Purtroppo, spesso le multe interessano anche il malcapitato cliente, che in fiducia, affida le sorti del proprio giardino a giardinieri improvvisati che si presentano con lo slogan “io costo meno”.

A nessuno piace buttare i soldi, ma la spesa deve essere sempre proporzionata alla qualità del lavoro.  I ricacci degli alberi post capitozzo diventano subito enormi, obbligando il cliente a spese sempre maggiori proiettate negli anni, fino all’abbattimento degli stessi alberi che si sono ammalati grazie agli incompetenti. Senza poi pensare alle spese processuali che si devono affrontare se un ramo si schianta in testa ad una persona: ricordo un caso di alcuni anni fa, di un infortunio mortale in un giardino parrocchiale nel bergamasco. Il parroco, fu accusato di omicidio colposo.

Scusate il “pippone” lunghissimo e noioso, ma se state leggendo questo blog, fate già parte di quelle persone che pretendono la qualità a trecentosessanta gradi e potete stare tranquilli: le vostre piante sono in buone mani!

Campanini Claudio

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