BONSAI CHE PASSIONE.

La parola “Bon-sai” è un termine giapponese composto da due parole: BON (vassoio, contenitore, vaso), SAI (crescere, educare, coltivare), che, tradotto letteralmente significa “piantato in vaso”.

Questa forma d’arte deriva da un antica pratica orticola cinese, all’epoca di Heian, 797 d.C e il 1185 d.C. Nonostante questa forma d’arte sia nata il Cina, nel corso degli anni si è evoluta in Giappone

Questa disciplina venne utilizzata da medici/erboristi ambulanti, che curavano le popolazioni dei villaggi, con sostanze contenute nelle radici, nelle foglie o nelle cortecce di alberi (gli oli essenziali). I precursori dei medici, non  trasportavano con loro le parti dell’albero, ma portavano con se l’intero albero in miniatura.

Il medico/ erborista, all’occorrenza prelevava una parte del mini albero, facendo in modo di non distruggerla e cercando di mantenerla sana e in vita poiché era il suo principale strumento di lavoro.

Esistono però dei precedenti: i primi Bonsai, non come forma di arte topiaria (l’arte di potare in forma) ma come organi di cura, nascono in Mongolia. Un popolo semi nomade che si spostava seguendo le stagioni ed i monsoni e aveva un metodo di trasporto delle piante medicamentose consistente in vassoi di terracotta. Questo accadeva prima di Cristo!

Ma come ha fatto il Bonsai ad arrivare, prima in Cina e poi in Giappone?

Sembra  che questo popolo, ad un certo punto del suo girovagare, abbia incontrato i monaci ZEN. Anch’essi, semi nomadi e piuttosto eremiti, si sono lentamente spostati nei secoli, partendo dai monti a nord dell’India, attraversando la Cina, per arrivare in Giappone. Nel paese del sol levante arrivarono in epoca medievale (tardo medioevo europeo), quando i feudatari giapponesi erano addirittura più ricchi dell’imperatore e si spostavano spesso in Europa per lunghe “vacanze” e per importare nel proprio paese la cultura europea (soprattutto quella italiana nell’arte del giardino). Quindi, la filosofia ZEN, nel costruire giardini con soli elementi primordiali quali roccia, sabbia e legno, non è chiaro se ha incontrato il Bonsai in Giappone o lungo le piste battute dalle carovane dei ricchi feudatari.

Sfatiamo un mito: perche i Bonsai sono così preziosi? È vero: per coltivare una mini pianta serve molto tempo, molto studio e molta conoscenza arborocolturale, che unita a ore interminabili di manodopera, porta a lievitare i prezzi di vendita. Ma il vero motivo del valore del Bonsai è culturale. Infatti, il popolo mongolo che per primo trasportava alberi in contenitore, quando incontrava altri popoli degni di riconoscenza, regalava loro la cosa più preziosa che aveva: la medicina! Ecco quindi che il costo di un Bonsai è un mix tra valore del tempo e valore simbolico. 

Nel corso degli anni le tecniche Bonsai però si sono molto evolute e raffinate, passando da un utilizzo prettamente terapeutico a uno estetico.

Nella cultura giapponese il bonsai è un vegetale che, grazie ad un perfetto ambiente artificiale creatogli attorno su misura, dispone di tutto quel che gli necessita per vivere bene, e per tale motivo non sente più l’esigenza di espandersi, tipica della condizione spontanea, quando ad esempio l’albero cresce in altezza per raggiungere prima dei suoi “vicini” la luce del sole.

Per quanto ci riguarda, il Bonsai è stato una scuola. Il nostro titolare (Claudio ) cominciò ad occuparsi di mini alberi già nel lontano 1986 a soli 16 anni. Due anni dopo, con la complicità del padre Eliseo, importa dall’oriente il primo container di Bonsai e se ne prende cura (due esemplari li possiede tutt’ora). Questo ha contribuito, oltre agli studi da autodidatta, ad acquisire quelle tecniche di cura del giardino che ha fatto spiccare la nostra ditta come leader nel settore.

Claudio nei successivi anni  ha ospitato 2 mostre, la seconda ha avuto molto scalpore, ospitando più di 1000 persone e mostrando 216 specie di Bonsai.

L’enorme numero di Bonsai esposto da El Patio Florido collocava la mostra fra le più grosse non solo per l’Italia ma anche forse dell’intera Europa, a quei tempi.

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Campanini Claudio

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