Parliamone seriamente:
Tutti dovrebbero avere accesso ad acqua libera da microrganismi patogeni e contaminanti chimici. · Le risorse idriche dovrebbero essere protette. La qualità dell’acqua di rete dovrebbe essere verificata regolarmente dai fornitori o dalle autorità pubbliche in base alla valutazione del rischio ed alle normative nazionali. Regolarmente dovrebbero essere effettuate le analisi al punto di erogazione (es. conte su piastra di E. coli o coliformi, Pseudomonas aeruginosa, Legionella spp.). · L’acqua potabile può essere resa microbiologicamente sicura mediante bollitura, filtrazione, clorazione. · In ambienti sanitari può essere necessario un trattamento addizionale (es. deionizzazione). · È necessario un impegno per prevenire i rischi infettivi da contaminazione batterica e formazione di biofilm.
Da una tesi di Dorothea Hansen
Verosimilmente, se fai un buco in terra, lo riempi d’acqua e lo lasci al caso, hai costruito un lago biologico. E chi può dire il contrario? L’acqua c’è, la chimica non la metti, quindi è bio. Da qui a farci il bagno, con la tua famiglia, gli amici e tutte le persone a te care, però c’è un abisso. Questo è il ragionamento che ho fatto con l’aiuto di Vanessa prima di coniare il nuovo marchio del gruppo: BiolagoBalneabile.
E dietro la parola balneabile si cela una marea di studi atti a rendere ogni nostro Biolago, sicuro alla balneazione.
Voglio far notare alla nostra Dorothea che ha dimenticato di menzionare nella sua tesi, un ultimo (il più importante) modo per depurare le acque: la fitodepurazione. Già cinquemila anni orsono gli egizi dell’antico regno avevano osservato che le torbide acque del Nilo, dopo essere lentamente transitate tra le zone palustri delle rive ove crescevano svariate piante acquatiche, diventavano trasparenti e pure. Queste osservazioni hanno loro permesso di sperimentare le prime piscine biologiche costruite a scopo ludico. Si, il Biolago lo hanno inventato loro, qualche millennio prima degli austriaci.
Ma che cos’è la fitodepurazione? Phyto dal greco “pianta”, quindi: depurazione con le piante. Per quanto riguarda il sistema biologico di un lago balneabile, la fitodepurazione consiste in un secondo bacino integrato o separato da uno stramazzo da quello in cui si nuota. Questa seconda area sapientemente progettata, ospita un vero e proprio ecosistema naturale che noi aiutiamo con l’ausilio di pompe proporzionate all’impianto per ricreare il naturale scorrimento dell’acqua.
Ma come è fatta una fitodepurazione? Ci sono diversi modi per costruirne una. Noi abbiamo adottato il sistema italo-olandese e lo abbiamo evoluto secondo concetti che abbiamo sperimentato in 15 anni di esperienza e che continueremo a migliorare.
Parlavo di concetti che non sono astratti: l’inerte che usiamo come dimora della piante e come habitat delle colonie di batteri depuranti viene scelto in base alla sua qualità, granulometria e stratificazione. La scelta varietale delle piante e la loro distribuzione all’interno bel bacino è frutto di ricerche che ci hanno permesso di incamerare preziosissime esperienze. Le varianti idrauliche, coadiuvate da una sola costante sono ancora in evoluzione all’interno del nostro sistema (che chiamiamo VERTIDEP) che probabilmente si evolverà all’infinito: un nostro biolago non è mai uguale all’altro. Insomma, noi continuiamo a studiare per offrire sempre il meglio, consultando le migliori letterature a disposizione e avvalendoci di consulenze di professionisti molto preparati. A tal proposito ne approfitto per ringraziare il Dott. Zambonini per le lezioni di ingegneria idraulica, la Dott.ssa Zaninoni per le nozioni di microbiologia acquatica, il Dott. Aldrovandi per il continuo supporto sulla scelta degli inerti, e per ultimo ma non ultimo il Dott. Boschini per le lunghissime lezioni di geologia.
Claudio Campanini (paesaggista)