GEOMETRIE DI COTTO

Con l’arrivo della primavera è il momento giusto per riportare all’esterno le piante in vaso. L’occasione giusta per darle una giusta collocazione, una sistemazione più appropriata.

Salvo nevicate o gelate tardive, le nostre piante, quelle che in inverno abbiamo ricoverato con tanto amore per proteggerle dal freddo, devono prendere la strada del cortile e, con loro, i vasi più sensibili al freddo. A cominciare da quelli in cotto.

Lo spunto perfetto per un approfondimento – speriamo coinvolgente per tutti gli appassionati – sulle “geometrie di terracotta”: perché la disposizione dei vasi è questione estetica (ma non solo) che riguarda qualsiasi giardino. Ecco qualche spunto in più sulla dislocazione dei pezzi in cotto – argomento tanto importante quanto trascurato – è tutt’altro che superfluo.

A cominciare dalla scelta dei vasi.

In teoria, prima di acquistarne uno, dovremmo sempre pensare a che tipo di pianta desideriamo. Ma è una norma difficile da rispettare, soprattutto fra gli appassionati

d’antico (che cominciano dal contenitore – magari un vecchio vaso scovato per caso – e solo in seguito ne stabiliscono l’uso appropriato).

Per alcuni, la scelta del contenitore è un autentico rituale. Lo sanno bene gli appassionati di bonsai. Perché ogni micro-pianta impone il vaso giusto: per un cascante, dovrà essere stretto e alto; per un eretto formale, è consigliato un vaso rettangolare; per un bonsai scopa, si usa il vaso basso e tondeggiante…

Parlando di vasi per bonsai, si potrebbe scrivere un libro. Basti dire che esistono “stilisti” che griffano le proprie opere di terracotta, spesso ottenute con impasti

“segreti”.

Succede anche per alcune prestigiose tradizioni come quella d’Impruneta. Ne abbiamo avuto riprova durante la realizzazione di questo servizio. Guidati dall’amico Samuele – bravissimo artigiano toscano, produttore di cotto d’Impruneta, e titolare di Archeo, con sede a Pistoia -, abbiamo potuto verificare cosa significhi

riprodurre un antico vaso (dapprima restaurato, con la ricostruzione delle piccole parti mancanti, poi “clonato” in stampo di gesso) o ricreare elementi decorativi, come alcune foglie d’acanto destinate a un’antica villa toscana.

Per chi ama i giardini, è illuminante scoprire il lavoro e la maestria che si nasconde

dietro un semplice vaso.

Dall’impasto delle argille (un segreto di famiglia tramandato di generazione

in generazione) alla lavorazione a mano (l’unico modo per avere pezzi unici), dall’essicazione alla cottura a mille gradi.

In anni di lavoro, ho ammirato molte collezioni di vasi in cotto. In particolare, mi hanno sempre affascinato le composizioni di gerani che le anziane massaie collocano davanti alle case coloniche.

Potete solo immaginare le loro reazioni quando, giovanissimo progettista, proponevo di cambiare la disposizione dei vasi per accontentare le esigenze estetiche dei figli. Era sempre un “no”, fermo e risoluto.

Quegli incontri mi hanno insegnato tanto: ho capito che quelle composizioni non si potevano cambiare né, tantomeno, eliminare. Si potevano solo arricchire. Perché le nostre nonne avevano un formidabile senso pratico. Forse non erano

in grado di spiegarne la logica, ma la disposizione di quei vasi assecondava criteri tutt’altro che improvvisati.

Nella maggioranza dei casi, i gerani erano adiacenti a una porta o una scala. E non vi erano solo vecchi gerani, ma anche piccoli agrumi, spadoni di Sansevere, Yucca, oleandri, aromatiche, Ficus e molte altre essenze, spesso scambiate con la vicina di casa. Piante diverse, alloggiate in vasi altrettanto diversi, per forma o dimensione.

GEOMETRIE E PROSPETTIVE IN GIARDINO.

Con l’arrivo della primavera è il momento giusto per riportare all’esterno le piante in vaso. L’occasione giusta per darle una giusta collocazione, una sistemazione più appropriata.

Ci sono prospettive convergenti e divergenti.

Collocare i vasi a ridosso di una porta consente di modulare l’importanza della porta stessa. Nel caso dell’ingresso principale, dovremmo disporre i vasi usando i

più piccoli vicino agli stipiti e, allargandoci sempre più, collocando i più grandi nel posto più lontano.

Nel caso di porte secondarie, disponendo i vasi in senso esattamente contrario, è possibile spostare l’attenzione su altre parti della casa. Di fatto, nel primo caso

otterremo una prospettiva convergente; nel secondo, una prospettiva divergente. Nel caso di più file di vasi, è logico collocare quelli piccoli davanti ai più grossi, ma se si ha un pezzo davvero importante vale la pena evidenziarlo, evitando di occultarne la base.

Con i vasi è possibile abbellire scale esterne. I risultati possono essere davvero notevoli. E’ possibile intervenire con vasi tutti uguali (dunque, difficilmente di recupero), disposti in maniera ordinata e adornati con la stessa essenza. Più difficile il compito per chi ha un’antica collezione di cotti, inevitabilmente diversi.

In questo caso, vale la pena disporre in basso i vasi più grossi, riducendo progressivamente la dimensione man mano che si sale.

Arrivati sul pianerottolo, si potranno nuovamente ingigantire i vasi, riempiendoli con essenze importanti, ma senza esagerare con le dimensioni della chioma, soprattutto per evitare i rischi del vento. Per ovviare in parte a questo problema, è possibile sostituire l’inerte drenante (di norma, argilla espansa) con ghiaiotto, più pesante.

Vasi gemelli per viali e colonne.

Per incorniciare un viale con dei vasi, consiglierei di puntare sulla simmetria: stesso vaso, stessa essenza (anche se le variazioni sul tema non sono da escludere a priori: talvolta, l’arbitrarietà e la personalità possono sortire risultati inaspettatamente brillanti). Se i vasi sono permanenti, dovremo fare ben attenzione a non usare cotto scadente comprato a poco prezzo, e piante gelive. Con piante più esotiche, assicuriamoci di avere il posto necessario alla dimora invernale.

In presenza di colonne, la scelta di vasi uguali è d’obbligo. Attenzione però a non incorrere in un errore: talvolta, fra le colonne dei portici, si vedono grossi vasi in cotto che contengono solo l’esile base di un rampicante.

Per bilanciare l’effetto è sufficiente aggiungere una pianticella.

Campanini Claudio

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